Dita a martello 2019-01-10T15:21:09+00:00

Dita a martello

Il dito a martello è una deformità delle dita del piede caratterizzata da una flessione dell’articolazione interfalangea prossimale associata ad iperestensione dorsale della articolazione metatarso-falangea e talora anche della articolazione interfalangea distale che dispone il dito come il martelletto del tasto del pianoforte da cui deriva il nome. Questa deformità può causare dolore e formazione di callosità sul dorso del dito nell’articolazione tra le prime due falangi causa attrito con le calzature chiuse e ispessimento della pelle plantare a livello dell’articolazione tra il dito ed il metatarso corrispondente.

EZIOPATOGENESI

La causa principale del dito a martello è uno squilibrio muscolo-tendineo che porta alla flessione del dito. Inizialmente vi è la degenerazione poi la rottura della capsula articolare metatarso-falangea che aumenta l’instabilità e la predisposizione a sviluppare la deformità. Tale squilibrio che è spesso la causa iniziale di questa deformità, può essere correlata a diverse malattie: artrite reumatoide e artrite psoriasica, artrosi, paralisi cerebrali infantili, ictus, frattura guarite in posizione non corretta, precedenti interventi chirurgici, infiltrazioni con cortisone. Altra causa può essere un dito più lungo degli altri che all’interno delle scarpe viene forzato a piegarsi.

DIAGNOSI

La diagnosi è molto semplice e si fa semplicemente con l’esame del piede. Tuttavia radiografie del piede eseguite da in piedi permettono in fasi più avanzate di vedere un’eventuale lussazione tra la prima falange del dito ed il suo corrispondente metatarso. Le radiografie sono indispensabili anche per valutare la presenza di anomalie a carico delle altre articolazioni e ossa del piede. Queste indagini pertanto sono indispensabili nella pianificazione di un eventuale intervento chirurgico.

 

TERAPIA

Quando l’utilizzo di scarpe comode, l’impiego di plantari o protettori in silicone della zona dolorosa interessata non porta sollievo al paziente, è necessario ricorrere all’intervento chirurgico.

Trattamento incruento. I farmaci antidolorifici possono essere utili per ridurre temporaneamente il dolore ma non rallentano la progressione della deformità. Quasi tutti i pazienti con un dito a martello sono sempre alla ricerca di scarpe ampie e comode per evitare che il dito urti continuamente contro la tomaia. Purtroppo in quasi la totalità dei casi, non si riesce a trovare un paio di scarpe chiuse con cui camminare comodamente. La pulizia dei calli è inefficace poichè l’inspessimento della pelle, sia a livello dorsale del dito, che a livello plantare, sono solo la conseguenza della pressione esercitata dalla deformità sulla cute, per cui regolarmente tali calli si riformano. Esistono in commercio tutori morbidi, in tessuto sintetico che vengono infilati nel dito a martello esattamente come un anello. Lo scopo del tutore è quello di mantenere il dito in posizione tale da permettere di usare delle scarpe chiuse in modo più confortevole. Anche questo rimedio quasi sempre non è sufficientemente risolutivo.

Trattamento chirurgico. A seconda del caso clinico e del grado di deformità la correzione delle dita può avvenire mediante tenotomia, trasferimento tendineo o artrodesi interfalangea.
Tenotomia: il termine tenotomia indica la sezione chirurgica di un tendine. Se la deformità a martello è riducibile, la sezione dei tendini estensori (quelli che decorrono nella parte superiore del piede) ed eventualmente anche del tendine flessore lungo (quelli che piega la punta del dito verso il basso) può sensibilmente migliorare l’allineamento. I tendini sezionati formeranno una cicatrice che unirà i due monconi in modo tale da non perdere il movimento del dito. La complicanza più frequente di questo intervento è la recidiva della deformità
Trasferimento tendineo: nel caso in cui la deformità sia facilmente riducibile e non ci siano segni di artrosi dell’articolazione tra le falangi, è possibile ridirezionare i tendini flessori, che decorrono lungo la pianta del piede e delle dita. Il tendine flessore lungo o il tendine flessore breve spostati dalla faccia inferiore del dito a quella superiore. in tal modo la loro azione porta l’articolazione interfalangea prossimale di nuovo verso il basso, bloccandone quindi la progressione verso una deformità irriducibile.

Artrodesi dell’articolazione interfalangea prossimale: è uno degli interventi più frequentemente eseguiti in chirurgia del piede. Lo scopo dell’intervento è di fondere l’articolazione interfalangea prossimale (ormai rigida e artrosica) in una posizione più fisiologica. Incisa la pelle nella parte dorsale del dito si procede a fissare i frammenti ossei con un filo rigido di metallo, con un diametro compreso di 1,5 mm (chiamato filo di Kirschner), che fuoriesce dalla pelle per circa mezzo centimetro e viene coperto da una medicazione sterile che lo proteggerà fino al momento della sua rimozione che avviene ambulatorialmente a circa 30 giorni dall’intervento in maniera assolutamente indolore.

 

LA MIA OPINIONE

Raramente un paziente presenta dita a martello senza associata deformità dell’alluce. Raramente plantari o tutori risolvono il quadro doloroso associato a tale deformità. Raddrizzare un dito a martello è un intervento semplice, pressoché indolore nel post-operatorio. E’ normale che quando l’ortopedico informa che per raddrizzare il dito si deve bloccare l’articolazione deformata il paziente si preoccupi: il paziente non si rende conto che tale articolazione è già “bloccata” però con un’angolazione dolorosa e non funzionale. In definitiva meglio un dito rigido e dritto che rigido e storto.

 

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